Tra la condanna e la solidarietà

Buongiorno,

tutto quanto sotto riportato è da leggersi con un minimo di beneficio d’inventario, in quanto i fatti cui si fa riferimento non mi paiono essere ancora compiutamente accertati. Ciononostante:

Il curriculum vitae di Massimiliano Ursino, il candidato di Forza Nuova a Palermo aggredito, legato e malmenato da sei violenti figuri, sembrerebbe ideale per permettere distinguo e prese di distanza rispetto ad una condanna di un atto violento che invece da parte mia è e rimane piena e totale.


Per essere chiaro: dal mio punto di vista Ursino è la vittima di una brutale aggressione portata avanti con modalità che nulla hanno di democratico ed inaccettabili in qualsivoglia contesto di confronto politico. Spero che i responsabili siano presi, processati e condannati per quanto hanno fatto con la necessaria severità: considero pericolosa qualsiasi indulgenza nei confronti di chi confonde e mescola politica e violenza.

Vado oltre: in quanto vittima ad Ursino va tutta la mia solidarietà per la violenza subita come agli aggressori va tutto l’altrettanto dovuto disprezzo e, simmetricamente ed a ruoli politici invertiti, la stessa solidarietà e la stessa condanna vanno agli anonimi attacchini di Potere al Popolo aggrediti con modalità simili e molto minore enfasi mediatica a Perugia

Indipendentemente dalla militanza politica dell’uno o degli altri. (1)

Punto.

Indipendentemente da ciò ritengo che un partito che come Forza Nuova ammette (ed anzi, diciamolo pure senza infingimenti, si cerca) come candidato un soggetto che ha precedenti penali per reati violenti e connotati da aggravanti politiche e razziste non sia meno alieno dei vari bastonatori/accoltellatori di cui sopra dal mio concetto di democrazia e rispetto dell’avversario.

Aggiungo che ritengo una simile scelta implicitamente ma apertamente fomentatrice di violenze ulteriori, e peraltro perfettamente in linea con certi proclami che, no, non trovano alcun riscontro dall'altra parte dello schieramento politico.

Ciao

Paolo

(1) sarei ipocrita se, al di là della solidarietà e della condanna, sostenessi di sentirmi altrettanto vicino alle diverse vittime: con tutto il dovuto rispetto, nulla sapendo sulle vittime di Perugia le posso presumere persone perbene e sentirmi loro vicino. Non riesco a fare altrettanto per un soggetto che, stando è stato condannato per rapina e per violenze aggravate da motivazioni razziali.

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