Referendum costituzionale (eccheppalle): la menzogna del cambiamento

Buongiorno,

spero che questo sia il mio ultimo post in materia di referendum costituzionale ma, probabilmente più per scrupolo e puntiglio che per reale necessità, ci tengo a chiudere il cerchio su quella che è la promessa principale di chi promuove il si: un cambiamento ritenuto un valore positivo in sè (1). 

Personalmente credo che questa sarà invece, in caso di vittoria del si,  la delusione maggiore.

Infatti, anche se a promuovere il fronte del NO sono in larga parte navigati personaggi politici di scarso appeal (2), credo di poter facilmente profetizzare che una eventuale vittoria del sì non favorirà alcun cambiamento della classe politica che vada oltre al repulisti di chi non è tempestivamente saltato sul carro del vincitore.

Infatti, come ricordavo negli innumerevoli miei precedenti post sul referendum del 4 dicembre, il risultato della riforma costituzionale sarà quello di mettere completamente nelle mani delle segreterie dei partiti le designazioni dei Senatori (3). E non mi è difficile immaginare che queste continueranno a fare quello che stanno già facendo quando compongono i listini bloccati della Camera (oppure i consigli Provinciali, oppure i CDA delle partecipate, oppure le direzioni della ASL,...). Non certo un esempio da manuale di motori d'innovazione del panorama politico, ma piuttosto il primo strumento di tutela della casta dei politici.

Per dirla alla Bersani possiamo affermare che chi vota si spera che il tacchino salti allegramente nel forno di sua spontanea volontà alla vigilia di Natale: probabilmente assisteremo ad ampi repulisti delle dissidenze interne da parte dei vertici dei partiti, ma paradossalmente questo non significa rinnovamento: per fare un esempio sicuramente caro ai sostenitori del si basterebbe ricordare che Renzi, dopo la sconfitta alle primarie del 2012, era minoranza interna e sarebbe stato passibile di essere epurato dal ferocissimo vincitore Bersani, eliminando qualsiasi possibilità di far emergere una nuova leadership nel partito e nel Paese.

Ciao

Paolo

(1) cosa che trova un progressista e riformista quale mi ritengo piuttosto perplesso: il cambiamento, ovviamente, può essere miglioramento o peggioramento, cosa di cui, stante il progressivo degrado della nostra politica, dovremmo essere ben consci.

(2) non che Verdini (o Alfano, o la Lorenzin, o Adinolfi, o Velardi, o Weltroni, o ...) sia(no) uno spettacolo sull'altro fronte, ma non è è un caso che proprio sui D'Alema, De Mita, ... ruoti la parte più forte della retorica della propaganda per il si, insieme al clima da tregenda artatamente creato all'estero da Renzi e dai suoi accoliti per bruciare i ponti dietro le spalle.

(3) qualcuno mi opporrà il fatto che Renzi e Cuperlo hanno siglato un accordo per cui, dopo l'approvazione della nuova formula istituzionale, questo aspetto sarà modificato. Permettetemi un filo di sarcasmo: sto sereno. Come Marino, Letta, Prodi, ... ed i tanti rassicurati da Renzi sul loro futuro.

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