Confindustria: potere ed influenza senza autorevolezza

Buongiorno,

è di un paio di giorni fa la dichiarazione del presidente di Confindustria sulle conseguenze che, a dire dell'associazione di categoria degli imprenditori industriali, avrebbe il voto alreferendum istituzionale sull'economia del Paese, ipotesi che non cito perchè non sono in realtà oggetto del post.

Post che tratta invece dell'ormai perduta autorevolezza dell'associazione e dei suoi organi di rappresentanza e comunicazione, cui però non corrisponde un detrimento delle capacità di imporre la propria influenza sul nostro Stato.

Il crollo dell'autorevolezza di Confindustria ha avuto negli ultimi anni molte diverse manifestazioni: si va dall'abbandono del sodalizio da parte di quella che era ancora la prima realtà industriale del Paese, ai disastri in campo editoriale dei giornali espressione dei suoi principali associati o direttamente dell'associazione stessa, ai patetici risultati degli associati proprio nel loro campo di attività (1), alla vorace insostenibilità delle politiche avallate dall'associazione (dove sono l'occupazione, il benessere e la crescita che dovevano derivare dalle riforme del mercato del lavoro e dagli incentivi che tanto piacevano e piacciono a Confindustria?).

Ciononostante Confindustria ritiene tutt'oggi, ovviamente e come sempre senza passare attraverso una seria disanima, di esprimere urbi et orbi la propria allarmistica opinione sul Referndum costituzionale (e di farlo ovviamente con notevole rilievo e solida convinzione), esattamente come ritiene ad ogni elezione di esprimersi sulle candidature e di influire sul risultato elettorale attraverso il controllo che esercita su alcuni media prima ancora che attraverso il finanziamento dei partiti, un atteggiamento che ormai, nel nostro Paese, sta abbandonando persino la Chiesa (che peraltro parla, a suo modo di vedere, forte di una investitura divina) e che è certamente più il riflesso della difesa castale di un privilegio acquisito che dell'intenzione di accompagnare il Paese in un percorso di riforme e modernità. Oppure forse, in alternativa, l'espressione di gradimento per il sistema politico che ritiene più facilmente influenzabile...

Ciao

Paolo

(1) possiamo girarci intorno finchè vogliamo: la produttività oraria in ambito industriale è strettamente correlata ad aspetti tecnologici ed organizzativi, cose di cui non si possono certo attribuire i cattivi risultati al solito sindacato retrivo o ai dipendenti privilegiati e fannulloni (su cui però è stata scaricata attraverso il taglio del costo del lavoro la crescente mancanza di competitività delle loro imprese)

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