Romano e l'orso russo. Non poi così amichevole

Buongiorno,

sono sorpreso dal leggere le esternazione dell'ex ambasciatore Sergio Romano, pubblicate a valle dell'annuncio dell'impegno in Lettonia, a ridosso del confine russo, di centoquaranta militari italiani in ambito Nato.

Romano segnala una sorta di russofobia che pervaderebbe noi occidentali, e descrive il progressivo deterioramento dei rapporti tra Russia ed Occidente ricorrendo alla metafora della pagliuzza russa e della trave occidentale.

Ben sapendo di essere tra coloro che hanno in qualche modo provato a giustificare sino a non molto tempo fa i comportamenti di un regime che non mi piace, trovo le affermazioni di Romano poco equilibrate e lontane dalla realtà, persino quando omettono elementi a favore della sua tesi (1).

So di essere stato tiepido se non proprio freddo sulle valutazioni negative frequentemente espresse contro il coinvolgimento russo sia in Ucraina che in Siria, ma col passare del tempo, i pare che la situazione sia cambiata sufficientemente (2) da poter ritenere che, per un motivo o per l'altro, oggi la Russia possa essere un pericolo diverso e maggiore di quanto lo fosse due anni fa.

La colpa di questo cambiamento potrà anche essere in parte anche ampia ascrivibile a noi occidentali (concordo che non è e non è stato intelligente spostare basi NATO e sistemi missilistici a ridosso del confine russo, atto difficilmente interpretabile come amichevole, non trovate?), ma non mi pare che la proporzione sia quella tra la pagliuzza russa e la trave occidentale. Anzi.

Perchè, dall'Ucraina alla Siria, anche ammesso che quelle della Russia siano state risposte a provocazioni, hanno avuto una portata molto superiore alle provocazioni stesse e sono state condotte con sistematicità e modalità molto più spregiudicate se non proprio con ferocia.

Ciao

Paolo

(1) è ad esempio il caso del confitto in Georgia, dove gli Occidentali erano andati ben oltre l'essere semplici osservatori, avendo partecipato ad esercitazioni militari congiunte pochi giorni prima del tentativo georgiano di invasione dell'Ossezia

(2) vedi le recenti evidenze del coinvolgimento nell'abbattimento del volo Malaysia 17, inizialmente tutt'altro che certe al di là della produzione del sistema d'arma che colpì l'aereo, mentre oggi sembra dimostrato che il lanciatore partì e rientrò in territorio russo. Oppure le modalità che ha assunto da mesi l'intervento in Siria ed in particolare ad Aleppo est, tali da far rivangare lo spettro di Groszny. O il potenziamento del sistema missilistico installato nell'enclave di Kaliningrad, oggi in grado di raggiungere Vilnius, Riga, Minsk, Varsavia e di sfiorare Tallin, Berlino e Praga.

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