Pannella spiegato ai miei figli

Buongiorno,

nei giorni scorsi purtroppo ho dovuto spiegare ai miei figli chi fosse e cos'abbia rappresentato per l'Italia Marco Pannella. Quello che ne è venuto fuori è stato spesso un divertente mix tra realtà e ricordi (1) talvolta sbiaditi di un politico che ha saputo essere un grande leader e promuovere significativamente la modernizzazione dell'Italia, pur rimanendo sempre in esigua minoranza.

Non ho sempre condiviso nè, forse, compreso le sue battaglie politiche. 

Sicuramente ero con  le iniziative Radicali a sostegno di divorzio, aborto, eutanasia, legalizzazione delle droghe leggere, lotta alla partitocrazia ed alla lottizzazione della Rai e, con qualche riserva, per l'abrogazione di alcune forme di legislazione emergenziale (dall'abuso dei pentiti a quello della carcerazione preventiva) che hanno portato il nostro sistema giudiziario e carcerario ad essere spesso poco rispettoso dei diritti degli accusati e dei condannati.

Non mi sono riconosciuto invece in alcuni altri aspetti: l'abuso dello strumento referendario, la scelta di alcuni candidati (ovviamente quella di Toni Negri -che poi gli esplose tra le mani- su tutte: mi ricordo che allora avrei voluto vedere candidato per la battaglia contro la carcerazione preventiva il molto meno noto Giuliano Naria), l'apertura alla insincera ed illiberale destra berlusconiana (non mi dava problemi invece il rispetto per l'MSI ed i suoi eredi), ed una certa deriva antistatalista (interpretai in questo senso il referendum per la cancellazione del ministero dell'Agricoltura) ed antigiustizialista che andarono secondo me oltre il ragionevole (purtroppo in Italia esistevano e continuano ad esistere situazioni diverse dal terrorismo di allora -dal crimine organizzato alla corruzione diffusa- che continuano a giustificare forme emergenziali).

Ho poi dovuto constatare come, con il passare del tempo, il meccanismo delle provocazioni (2) che per un lungo periodo avevano permesso a Pannella di incidere sulla politica italiana dal basso della sua esiguissima minoranza rimanesse sempre meno: se ancora negli anni ottanta la spinellata libera davanti a Montecitorio (o lo sciopero della fame o la tetta di Cicciolina esibita in Parlamento) era occasione per parlare di un tema politico rilevante, delle provocazioni più recenti i media e la politica (gli stessi che in questi giorni stanno ipocritamente piangendo il leader defunto) avevano imparato a veicolare esclusivamente l'aspetto folckloristico e pittoresco, di fatto rendendole inutili sul piano politico.

Purtroppo oggi il cadavere su cui in troppi in questi giorni hanno pianto è quello di un leone della politica che era stato progressivamente confinato in una gabbia troppo stretta: da vecchio nostalgico, mi mancherà quello che, davanti ai palazzi della politica ed alle telecamere, distribuiva col sorriso mazzi di spinelli a imbarazzatissimi Carabinieri dicendo loro "Arrestatemi o liberate gli altri...".

Ciao

Paolo

(1) Credo di ricordare, anche se a decenni di distanza non so se sia realmente avvenuta, una tribuna elettorale che aveva sostituito all'ultimo momento il programma che io, bambino, stavo attendendo (Furia? Goldrake? boh!), tribuna elettorale "condotta" da un imbarazzatissimo Jader Jacobelli che si è ritrovato davanti Pannella e la Bonino legati ed imbavagliati con un cartello contro l'esiguità degli spazi concessi al Partito Radicale (ovviamente sempre "laico, gandiano, transnazionale, liberale, liberista, libertario e non violento" nella magniloquenza di Pannella)

(2) molti politici amano riempirsi la bocca della parola "provocazione". A differenza di Pannella la maggior parte di costoro lo fanno quando affermano o commettono una inqualificabile cazzata e non vogliono pagarne lo scotto.

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