Referendum trivelle: voterò no, credo

Buongiorno,

in questi giorni mi sono preso un po' di tempo per cercare di informarmi in materia e, dopo qualche titubanza, credo di aver ormai consolidato la decisione di cui nel titolo.

 Come al solito i nostri media in materia hanno molto spesso ampiamente rinunciato al ruolo di informarci in materia (qui uno dei set di dati un po' migliori che ho trovato), limitandosi a ripetere slogan o poco più, oppure tacendo (che, visto il persistere del quorum al 50%+1, è un modo per orientare la scelta prescinendo dalla discussione).

Non ho alcuna difficoltà a riconoscere che i proponenti hanno toccato alcuni tasti significativi di una questione sfaccettata, "tecnica" e di portata tutto sommato limitata, che mal si presta a mio avviso ad essere affrontata con un quesito referendario:
  • la scarsa sensibilità del nostro Paese in materia ambientale, la sciatteria con cui vengono sovente gestiti gli aspetti relativi a sicurezza ed ambiente e la difficoltà di effettuare monitoraggi e controlli rendono le attività estrattive sicuramente "critiche" ed in qualche modo a rischio
  • il fatto che le concessioni siano "a tempo indeterminato" contravviene le inicazioni europee
  • il fatto che le royalties pagate dai concessionari siano tra le più basse al mondo genera più di qualche sospetto  sul fatto che tali attività siano correttamente regolate nel nostro Paese (1)
Dall'altro lato chi si oppone al referendum, il governo in primis, pur avendo scelto delle modalità inaccettabili quali l'invito all'astensionismo e l'oneroso rifiuto dell'election day (2), ha dalla sua argomenti secondo me più forti:
  • l'Italia non è dal punto di vista economico in condizione di poter sprecare le proprie risorse, men che meno dopo che sono già stati effettuati gli investimenti per sfruttarle
  • le risorse interessate dal quesito sono tra quelle di cui siamo carenti e di cui ci approvvigioniamo da fornitori esteri da cui sarebbe preferibile essere meno dipendenti (Russia, Azerbaijan, Ucraina -per il trasporto-, Libia, Paesi del Golfo,...)
  • la stragrande maggioranza delle piattaforme interessate dal referendum producono gas (solo 5 petrolio) e dovrebbero quindi, dal punto di vista ambientale, dovrebbero rappresentare un potenziale problema di secondaria importanza
  • in prossimità delle coste o nelle aree protette è comunque vietata qualsiasi nuova realizzazione: il referendum interessa solo le concessioni già attive
  • non è mai una bella cosa derogare alla certezza del diritto. Nemmeno se questa riguarda delle concessioni rilasciate in maniera poco accorta
Ciao

Paolo

(1) quando le royalties sono pagate: dai dati diffusi la stragrande maggioranza delle piattaforme non raggiunge la produzione necessaria a generarle. D'altra parte, se posso mantenere in produzione le piattaforme a tempo indefinito, può essere più conveniente mantenermi al di sotto delle soglie che mi impongono pagamenti, dato che quello che non estrarrò oggi mi resta buono per domani...

(2) Sfiga vuole che la scelta di puntare sull'astensione piuttosto che sul confronto, adesso rischi di esplodere in mano al governo, visto che la scarsa informazione in materia permette indebiti accostamenti tra i temi del referendum e quelli sollevati dall' affaire Guidi...

4 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

concordo sul fatto che il voto giusto per questo referendum non sia sì. Ho qualche dubbio che votare no sia il modo migliore per raggiungere l'obiettivo.

Finché esiste il quorum, a volte l'astensione è più efficace del no, fermo restando che l'appoggio politico ad essa non è un bello spettacolo.

Saluti

T.

PaoloVE ha detto...

@ T.:

sono sicuro che l'astensione garantirebbe il mantenimento in attività delle concessioni al di sotto delle dodici miglia già attive con maggior efficacia, ma personalmente ritengo prioritario tutelare per quanto possibile l'efficacia dei referendum, che l'invito all'astensione spazza via.

Intendiamoci, non ho nulla da ridire su chi non vota perchè non sa cosa votare ed ammetto che in un referendum come questo ci possano essere molte persone in questa condizione, ma non accetto che si cerchi di alterare i risultati di una consultazione democratica assommando questi ai contrari, specialmente se vado a vedere quali sarebbero stati gli esiti della stragrande maggioranza dei referendum se fossero stati gestiti in questo modo (mi pare di ricordare che uno solo sarebbe passato in tutta la storia repubblicana).

Preferisco rischiare di perdere poche concessioni spesso mal utilizzate e (ritengo) poco pericolose piuttosto che perdere di fatto uno strumento di democrazia, in particolar modo in presenza di un sistema politico che, tra liste bloccate, sbarramenti e senati e province non eleggibili sta diventando sempre meno espressione degli elettori.

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

@Paolo

non lo so, come al solito mi viene più facile un approccio pragmatico, cioè guardare agli effetti reali.

Due sono le domande:

- Votare no è più o meno efficace di astenersi per ottenere il medesimo risultato sul quesito referendario? Qui siamo d'accordo, mi pare: è meno efficace.

- Votare no è efficace per difendere l'istituto refendario, squalificato ormai da trent'anni? Non lo so, capisco il principio, ma sono perplesso.

Mi sono letto anche il solito pippone di Gilioli, ma hai messo più dubbi tu.

Inutile dire che più democratico sarebbe il referendum senza quorum, che - allora sì - renderebbe di fatto onesto il confronto e darebbe all'astensione il suo vero valore: indifferenza o ignoranza del problema.

Saluti

T.

PaoloVE ha detto...

@ T.:

...però poi non lamentiamoci se c'è chi, pragmaticamente, usa il quorum per far fallire dei referendum che sa essere persi in partenza, fottendosene allegramente di una volontà popolare che dovrebbe essere alla base della democrazia.

Ciao

Paolo