Siria: cos'è cambiato

Buongiorno,

un mesetto fa commentavo con una vena di malinconia la molto ottimistica previsione di Bernar Henry-Levy sulla certa vittoria dei peshmerga curdi nella guerra contro l'Isis segnalando come secondo me quello potesse forse essere un pio auspicio o una provocazione, ma nulla più.

Credo (ed in parte spero, adesso che sono ormai tramontate le speranze che potevo nutrire anni fa di veder sorgere uno Stato democratico a Damasco) che in Siria l'intervento della Russia abbia cambiato le carte in tavola rispetto a quanto avveniva un mese fa, per vari ordini di motivi.
In primo luogo la (molto interessata) dimostrazione di determinazione da parte della Russia ha portato i Paesi occidentali ad interrogarsi sull'accettabilità di restare inermi, non tanto per motivi umanitari (per i quali siamo capaci di indignarci e dimenticare in tempi brevissimi: chissà quanti non ricordano già più chi fosse Aylan, il bimbo la cui foto, da morto, aveva commesso il mondo) ma perchè li pone nella situazione di rischiare di ritrovarsi una Russia meno amica di qualche anno fa che si riaffaccia sul Mediterraneo con maggior forza di allora. Cosa molto più prosaica e meno nobile, e quindi in grado di far muovere realmente qualcosa contro l'Isis, foss'anche solo il quartetto di Tornado italiani in Iraq tra un mese (!).

In secondo luogo perchè ha probabilmente interrotto il progressivo logoramento ed indebolimento dell'esercito siriano, che aveva permesso alle milizie ribelli, sempre più ampiamente assoggettate ai jihadisti, di conquistare terreno e città.

Ed infine perchè, se è vero che non si giunge alla pace grazie ai soli bombardamenti aerei, lo è altrettanto il fatto che difficilmente si può pensare di vincere una guerra civile tra forze in qualche modo confrontabili senza potersi giovare del sostegno dall'aria, men che meno in tempi brevi. E la Russia in questo momento sta cercando di fornire fornendo all'esercito di Assad sostegno aereo e di operare in maniera coordinata dal cielo e a terra. Il che rende i lealisti siriani l'unica forza di un certo rilievo operante sul campo in grado di giovarsi di questa situazione.

Restano, per il post di lunedì, alcune considerazioni su come i silenzi dell'Occidente, prima ancora dei suoi balbettii stiano alimentando situazioni di questo tipo praticamente sin dalla loro origine.

Ciao

Paolo

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