Il campanello d'allarme fuori dal tunnel della politica

Buongiorno,

le dichiarzioni rilasciate da Berlusconi un paio di giorni fa in un comizio a Saronno, in cui si autodefiniva "fuori dalla politica", malgrado fossero un evidente ossimoro nella forma in cui alcuni media hanno voluto interpretarle (difficile essere fuori dalla politica mentre parli ad un comizio in campagna elettorale), hanno sicuramente fatto correre un brivido di disperazione ai nucleo dei fedelissimi arroccato attorno all'ex Pesidente del Consiglio nel tentativo di sopravvivere politicamente ancora un po'.

La definitiva uscita dalla scena politica di Berlusconi con ogni probabilità segnerà la cessazione del motivo dell'esistenza politica di quanto rimane della destra italiana (1), da Brunetta a Biancofiore passando per Santanchè, e dei tanti simili adulanti personaggi la cui presenza sulla ribalta politica italiana è stata strettamente collegata all'essere al disciplinato servizio di un Signore, invece che di un progetto politico.

La servile obbedienza li ha portati al potere, la mancanza di indipendenza di pensiero connaturata al rapporto servile probabilmente impedirà loro di sopravvivere al tramonto del vecchio padrone. Nulla di sorprendente, in definitiva.

Mi piacerebbe però che la fine in qualche modo naturale della parabola politica della destra politica italiana potesse in qualche modo essere un piccolo campanello d'allarme per il centro sinistra che si è sostituito al governo Berlusconi, perchè il rapporto tra Renzi ed il centro sinistra mi pare abbia moltissime somiglianze con quello che aveva cementato SB ai vertici della Destra e, conseguentemente, rischia di portare a simile distruzione con percorso analogo anche il già debolissimo disegno politico di centro sinistra, lasciando il Paese privo della capacità di immaginare, disegnare e progettare un proprio futuro, in qualsiasi credibile chiave politica lo si voglia immaginare (2).

Questo fatto, malgrado l'età relativamente giovane dell'attuale primo Ministro e la sua indubbia capacità di imporsi sugli altri -superiore a quella del Silvio dei tempi d'oro- potrebbe avvenire in tempi molto pù brevi dei vent'anni sprecati da Berlusconi, da un lato perchè l'Italia non ha più margini per indebitarsi ulteriormente, continuando a traccheggiare e a mascherare vecchi problemi che non vengono affrontati come si è fatto sino a tre anni fa, dall'altro perchè Renzi può cercare di sfruttare a proprio vantaggio il sistema dei media nazionali, ma, a differenza di Berlusconi, non ne è il proprietario. E questo implica il dipendere dal loro consenso e non semplicemente ottenerne il plauso attraverso l'emanazione di un ordine di servizio, e rende meno solido e duraturo l'appoggio che Renzi può ottenere dall'opinione pubblica.


Ciao

Paolo


(1) eccezion fatta per la Lega

(2) no, non riesco a considerare la Lega ed il M5S politicamente credibili nemmeno sforzandomi.

1 commento:

Michele R. ha detto...

La definitiva uscita dalla scena politica di Berlusconi con ogni probabilità segnerà la cessazione del motivo dell'esistenza politica di quanto rimane della destra italiana (1), da Brunetta a Biancofiore passando per Santanchè, e dei tanti simili adulanti personaggi la cui presenza sulla ribalta politica italiana è stata strettamente collegata all'essere al disciplinato servizio di un Signore, invece che di un progetto politico.

Caro Paolo,
anche a "sinistra" (si fa per dire, eh!) non è che sia tanto meglio. Anche senza avere un Berlusconi in casa, hanno prima infilzato allo spiedo Prodi, poi "al disciplinato servizio" del governo Monti e dei tecnici*, hanno votato acriticamente ogni legge che ha proposto (vedere alla voce sentenza della corte costituzionale sul blocco delle pensioni) al grido di "ce lo chiede l'Europa", infine dopo aver traccheggiato un anno con Letta, si sono messi "al disciplinato servizio" del'erede politico di Berlusconi, che governa con voti non suoi.

Cordiali saluti.

*Dalle lezioni di educazione civica delle superiori, più di 25 anni fa, mi ricordo che è, o dovrebbe essere, il parlamento a fare le leggi mentre il governo le dovrebbe porre in esecuzione. Invece da tempo è il governo che dice, o impone, al parlamento cosa e come. Forse anche per questo il nostro sistema politico - a me pare così - è in corto circuito.