Le malattie degli altri

Buongiorno,

il mondo occidentale sta guardando con un po' di apprensione in questi giorni lo sbarco ed i primi contagi del virus Ebola in Europa e negli Stati Uniti.

La cosa ci insegna alcune cose evidentemente non del tutto chiare ai più, delle quali probabilmente sarebbe bene far tesoro per i tempi a venire.


  • Non è detto che se tu te ne freghi di una malattia, lei se ne freghi di te. Quindi pensare che una malattia non ci riguardi perchè sinora si è presentata sempre in una determinata forma ed è rimasta confinata al di fuori dei nostri orizzonti non è saggio. Può succedere che una malattia cambi caratteristiche e quello che ieri uccideva solo pochi sfortunati che vivevano in condizioni igieniche precarie ed a stretto contatto con il pollame superi questi paletti, cominci a trasmettersi da uomo a uomo e raggiunga anche persone e posti sino a ieri immuni. Magari noi. (1)
  • Gli orizzonti umani cambiano. Il cambiamento delle condizioni politiche, economiche e delle tecnologie hanno riportato all'interno dei nostri orizzonti aree del pianeta che un tempo erano difficilmente raggiungibili e poco frequentate. E le malattie lì endemiche. Non serve temere gli immigrati sui barconi (2): sono i nostri tecnici ad andare in Africa centrale a verificare come procede l'estrazione di coltan. La chiamiamo globalizzazione...
  • L'ambiente in cui viviamo cambia: la legionellosi non è stato un problema sino all'introduzione dei condizionatori. Adesso lo è e lo diventerà ovunque questi si diffondano.
  • Esistono dei campi dove è evidente l'inefficacia di una logica di profitto e di mercato rispetto al benessere collettivo e la Sanità è evidentemente uno di questi. Non so se si trattasse di una bufala, ma tempo fa girava la notizia che la ricerca farmaceutica stesse investendo più soldi nella lotta alla calvizie che in quella alla malaria, perchè la prima era più profittevole. Come dicevo non so se fosse vero, ma sarebbe verosimile: se aveste un'azienda preferireste investire in un potenziale mercato di qualche migliaio di straccioni africani (trad.: persone non in grado di pagarvi) o di qualche milione di ricchi occidentali preoccupati dall'estetica della loro algida crapa? Quindi non sarebbe sorprendente se Dengue, Ebola, Marburg, ... fossero meno studiate dell'alopecia.
In sintesi: fregarsene pensando che al più possa essere un problema di altri, possibilmente sfigati, non è mai una buona politica. (3)

Ciao

Paolo

(1) E' quello che sembra essersi verificato, da quello che ho capito io, con l'influenza aviaria, per un breve periodo molto temuta perchè sembrava avesse caratteristiche simili a quelle della spagnola di un secolo fa.

(2) Quelli sono costretti a muoversi con tempi non dissimili a quelli di chi commerciava il caucciù del Libero Stato del Congo più di un secolo fa: potranno essere affetti da tubercolosi, ma difficilmente saranno mezzo di contagio per Ebola.

(3) E qui mi trattengo dal fare il parallelo con l'altro virus metaforico dicui si parla in questi giorni: l'Isis...

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