Il governo dei luoghi comuni genera mostri

Buongiorno,

l'effetto sostituzione è in economia il comportamento per cui, davanti ad un cambiamento di prezzo, di reddito o di utilità un consumatore razionale modifica la sua politica di acquisto. Detto così potrebbe parere un concetto un po' astruso, per cui mi aiuto con un esempio. In cucina l'uso di burro e margarina è parzialmente sovrapponibile, anche se il secondo, pur essendo più caro, è normalmente ritenuto di qualità superiore per l'uso culinario. Come si comportano gli acquisti di burro e margarina? (se preferite ragionate su olio extravergine di oliva ed olio di semi, ma continuate a leggere, non ho intenzione di fare un post su Masterchef...)

A parità di altre condizioni:
  • se il prezzo del burro aumenta, il punto di equilibrio tra le vendite dei due prodotti si sposterà verso la margarina
  • se il reddito dei clienti aumenta (e quindi diventano meno sensibili alla differenza di prezzo) si sposterà invece verso il burro
  • se (invento) nella margarina vengono introdotti gli Omega3 aumentandone l'utilità per il consumatore si sposterà verso la margarina
  • se viene trasmesso in prima serata "Ultimo Tango a Parigi" si sposterà verso il burro :-)
Tutto abbastanza intuitivo e molto ovvio, direi. Dopo questa pippa, dove voglio andare a parare? 

Le imprese dovrebbero essere dei consumatori razionali di lavoro che devono scegliere se automatizzare o utilizzare dei dipendenti: è quindi ragionevole ritenere che l'automatizzazione sia tanto più spinta quanto più caro è il costo del lavoro. 

Il fatto che l'Italia non sia una realtà in cui l'automatizzazione è particolarmente spinta (pur essendo tecnicamente possibile e conveniente) è un buon indice del fatto che, al di là delle tantissime chiacchiere che abbiamo sentito negli ultimi lustri, per l'Italia il costo del lavoro non è un problema cruciale, oppure che gli imprenditori non si comportano razionalmente, il che peraltro sottintenderebbe la stessa cosa: se chi governa le imprese non si comporta razionalmente siamo davanti ad un problema di dimensione superiore a quello del costo dei sottoposti. 

Se il costo del lavoro fosse un problema cruciale e se le aziende fossero ben gestite avrebbero già automatizzato (1) traendone giovamento, ma così non è. 

Credo sia quindi ragionevole aspettarsi che una politica che punti prevalentemente sul contenimento del costo del lavoro -e quella portata avanti con gli 80 euro, il TFR in busta paga e l'art. 18 per molti versi lo è (2)- non sia destinata a sortire gran risultati, perchè agisce sulla leva sbagliata.

Mi permetto di ipotizzare che qualsiasi cosa svecchi una mentalità imprenditoriale italiana spesso troppo ottusa e conservatrice (incubatori d'impresa, politica di favore per start up, coworking,...) e qualsiasi intervento sulla modernizzazione delle infrastrutture nazionali a partire da quelle più deboli (banda larga, ferrovie, trasporto locale, porti intermodali,...) sarebbe di gran lunga più utile.

Ciao

Paolo

(1) La cosa sarebbe spesso possibile anche per le piccole aziende, che spesso effettuano poche lavorazioni semplici, rendendo in qualche modo limitati gli investimenti necessari ad automatizzare la loro attività.

(2) al di là degli scopi propagandistici mi pare che,volendoci trovare un senso, i tre provvedimenti abbiano lo scopo di rimpinguare -almeno apparentemente- i salari senza introdurre nuovi costi sostanziali per gli imprenditori: da un lato gonfio la busta dei dipendenti con gli 80 euro e l'anticipo del TFR, dall'altro li rendo ricattabili come quelli precari e quindi li metto in condizione di non poter esercitare pressioni sindacali.

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