Dove arriva la BCE (pessimismo a go go)

Buongiorno,

abbiamo sentito come Draghi abbia azzerato i tassi di interesse per prestare denaro alle banche e, contemporaneamente, abbia portato sottozero i tassi overnight, segnalando quindi chiaramente che la BCE garantisce alle banche la liquidità che vogliono, purchè la reimpieghino nell'economia reale.

Subito dopo, però, abbiamo sentito da Cernobbio i responsabili delle principali banche italiane affermare che l'attuale credit crunch per le nostre aziende non è un problema nell'offerta, che già ora resterebbe in parte inutilizzata, ma nella qualità della domanda, che non fornisce adeguate garanzie.

A sentire l'ABI e malgrado le lamentele delle aziende, infatti, le banche italiane sarebbero felici di prestare denaro a aziende che presentassero garanzie e/o piani industriali credibili, mentre molte di queste vorrebbero unicamente saldare stipendi e fornitori.

Probabilmente in entrambe le posizioni ci sono delle mezze verità: alle banche sul mercato italiano rende di più la finanza e sono scarsamente attrezzate per valutare la credibilità di un piano industriale (basti pensare a quanti soldi hanno scaraventato nei patetici tentativi di rivitalizzare Alitalia), mentre le imprese italiane hanno troppo spesso scarsa propensione ad innovare ed investire, preferendo scaricare i costi della competizione sui salari.

Resta il fatto che difficilmente il sistema imprenditoriale italiano riuscirà a beneficiare dalla via europea al QE messa in campo da Draghi, e non certo per colpa dell'Europa o della Germania, ma sostanzialmente per le scelte proprie e del proprio sistema bancario.

Paradossalmente, a giovarsene saranno invece principalmente le aziende europee votate all'R&D ed all'innovazione. Che è come dire che in Germania qualche grosso gruppo (poichè, com'è ovvio e giusto, i prestiti migliori vanno a chi ne ha meno bisogno) potrà finanziare più agevolmente i propri nuovi impianti, produrre di più, a minor costo ed in settori soggetti a minor concorrenza, quindi più redditizi. 

Magari erodendo ulteriormente quote anche nel nostro mercato, dove da decenni la rincorsa ad un basso costo del lavoro non compensa la mancata innovazione.

Ciao

Paolo

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