Il ritorno degli sciacalli

Loris D'Ambrosio
Buongiorno, 

arrivo in ritardo sulla polemica nata per la morte del consigliere giuridico del Quirinale Loris D'Ambrosio, un po' per necessità un po' per scelta, in quanto ho avuto poco tempo per scrivere, ma anche perchè ho voluto lasciare passare un momento di riflessione prima di buttar giù qualcosa.

Il mio punto di vista è che lo stress legato alle accuse di essere invischiato nella questione della presunta trattativa tra Stato e mafia potrebbe aver avuto un ruolo nella morte, ma che chi parla di morte procurata o peggio, citando magari anche il precedente del caso Tortora (sarebbe meglio dire il non - precedente, visto che non mi risulta esista alcun documentabile rapporto di causalità tra una detenzione assurda ed ingiusta e lo svilupparsi di un tumore), lo sta facendo nella maniera più beceramente strumentale contro la Magistratura.

E questo mi appare evidente non solo perchè parlare de "il nuovo morto fatto dai Pm" oppure di "Pm assassini" o insinuare che D'Ambrosio sia stato "Condannato a morte" in assenza di una evidenza del collegamento tra le accuse mossegli e la morte è un evidente intenzionale abuso (forse la Santanchè si costituirebbe come assassina se oggi a Ingroia venisse un infarto?), ma soprattutto perchè i toni più accesi vengono utilizzati da elementi della stessa parte che non più di un paio di settimane fa godeva come un riccio davanti alle difficoltà del Quirinale a fronte di un problema collegato alle stesse intercettazioni che non aveva (nella loro testa) stroncato quando colpivano Berlusconi.

Ho però un sassolino nella scarpa che mi voglio togliere. 

Certe accuse e certi toni li abbiamo già sentiti, e sono quelli che sono stati utilizzati per ribaltare i ruoli nelle vicende di Tangentopoli, quando i metodi spicci e talvolta arbitrari utilizzati dai PM e le morti di alcuni politici ed imprenditori vennero strumentalizzati al punto che oggi, nella testa di molti, quei fatti vengono ricostruiti unicamente come un golpe giudiziario, invece che come il crollo di un regime ed un sistema giunto a divorare se stesso per troppa voracità.

E l'impressione che ho è che quei toni siano tornati improvvisamente in auge per gli stessi autoassolutori motivi: c'è chi vuole chiamarsi fuori delegittimando la Magistratura invece che rivendicando la propria innocenza. Che, se non fossi un garantista, a questo punto dovrei etichettare come presunta innocenza.

Ciao

Paolo

1 commento:

Michele R. ha detto...

Buongiorno,
Dire che D'Ambrosio è morto (anche) x colpa delle accuse, polemiche, luci della ribalta che gli sono arrivate addosso a causa delle indagini è evidentemente strumentale, soprattutto per il Presidente visto che è stato il primo a fare queste osservazioni, e per tutti i ridicoli giornali come "Libero (di dire cazzate)" e "il Giornale" che gli sono andati dietro a ruota per bombardare i magistrati. Infatti dovrebbero dimostrare, cosa assi difficile, che senza tutto quel can-can non sarebbe successo niente al consigliere. Quanto meno prima di dire certe cose dovrebbero presentare un certificato con lo stato di salute di D'Ambrosio.
Su questa vicenda prendo a prestito le parole di Odifreddi:
"Ma come! Un ex ministro dell’Interno, ex presidente del Senato ed ex vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura viene indagato per falsa testimonianza nell’ambito dell’inchiesta sulle trattative tra stato e mafia, telefona a un ex ministro dell’Interno, ex presidente della Camera e presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, e quest’ultimo si preoccupa del fatto di essere stato intercettato mentre il primo gli chiede di intervenire per imbrigliare o imbrogliare le indagini?

Semmai, si sarebbe dovuto preoccupare di spiegare ai cittadini come mai non avesse sbattuto il telefono in faccia a Mancino. O come mai non avesse avvertito immediatamente la magistratura dei tentativi di Mancino di evitare di collaborare a un’inchiesta su fatti che, per la loro gravità, si configurano veramente come un “attentato alla Costituzione”: tra l’alto, appunto l’unico reato per il quale il presidente della Repubblica potrebbe essere messo in stato d’accusa."