Le aride lacrime della Siria

Buongiorno,

Personalmente mi considero un pacifista, anche se forse a molti potrebbe sembrare il contrario, visto che la mia opposizione all'uso della forza non è totale come spesso avviene tra chi si etichetta in questo modo.

Mi considero quindi un pacifista perchè vedo nella pace uno dei valori sommi cui aspirare, anche se, in alcuni casi, ammetto che il ricorso all'uso della forza possa essere giustificato da situazioni particolarmente gravi.

Sulla base di questo approccio ho di volta in volta elaborato posizioni personali sull'opportunità o meno di intervenire militarmente in contesti e scenari politicamente a rischio.

Slobodan Milosevic
Per dare un' idea ero favorevole all'intervento armato nell'ex Yugoslavia, in Afghanistan ed in Libia, mentre ero contrario a quello in Iraq ed a quello in Ruanda, per citare un po' di conflitti recenti.

Il tutto sulla base di considerazioni che possono essere più o meno sensate (in quanto basate su una personale valutazione delle informazioni rese disponibili dai media) sulla gravità dei crimini che si stavano commettevano in quello scenario, sui rischi che si correvano, sulle probabilità di successo dell'operazione e sulle possibilità di giungere ad una pacificazione che portasse ad un miglioramento delle condizioni di vita degli interessati.

Bene, in quest'ottica, oggi mi sto chiedendo se esista un livello di pressione superiore da poter esercitare sul regime siriano, il cui feroce despota Assad sta martoriando il proprio Paese ben oltre quanto sia accettabile da un consesso di stati civili.

Perchè, in assenza di questa possibilità, ho la bruttissima impressione che il genocidio siriano potrà essere interrotto solamente con l'uso delle armi.

Mi rendo conto del fatto che parlare di ulteriori spese militari in un simile periodo di crisi possa sembrare una bestemmia.

Danzando davanti ad Assad
Mi rendo conto della delicatezza del panorama mediorientale e delle difficoltà che vi sarebbero per qualsiasi organo sovranazionale ad interventire in uno scenario contorto e complesso come quello.

Mi rendo conto che l'esercito siriano è ben attrezzato e che chi muoverà contro di lui verrà visto dagli arabi circostanti con il sospetto di essere un fiancheggiatore del sionismo.

Mi rendo conto che un intervento Nato o occidentale sarebbe avversato politicamente (e probabilmente non solo) da Russia e Cina, ancora alleate di Assad, e che, d'altre parte, queste due potenze non sembrano in grado  di intervenire efficacemente in tale scacchiere.

Ma mi rendo conto anche del fatto che non è possibile lasciar massacrare così un popolo e parlare ancora di diritti umani: Assad si sta dimostrando ben più spietato ed organizzato di Geddafi e le prospettive di un suo successo indicano che per gli oppositori (o per chi sia ritenuto tale, magari su base etnica o religiosa) la sopravvivenza stessa sarà messa in discussione.

Ciao

Paolo

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