Le primarie del centro sinistra

Buongiorno,

And the winner is: Doria!
lentamente anche l'esito delle primarie del centro sinistra a Genova sta creando l'enneisima imitazione di mini terremoto nel PD. 

In Regione ed in Provincia questo o quello annunciano dimissioni da ruoli chiave nel partito, mentre quello e quell'altro piangono il fatto di aver diviso l'elettorato del PD su più candidati (per di più discutibili come può essere l'ex sindaco Marta Vincenzi, che aveva gestito in maniera quanto meno non impeccabile la disastrosa alluvione di questo autunno oppure l'alternativa "di apparato" come Roberta Pinotti), facilitando la vittoria del candiato di SEL.

Il segretario del PD, un po' minimizzando, si attesta su quest'ultima linea e, personalmente e da potenziale elettore che si riconosce in una sinistra moderata di stampo socialdemocratico (perchè quando uso la parola "sinistra" sento 'sta puzza di muffa? :-)), temo che sbagli per due ordini di considerazioni.

Marta Vincenzi
Doria, il candidato di SEL risultato vincitore, ha portato a casa il 46% dei voti di coalizione, dimostrando capacità di esprimere, oltre a quelle di SEL, le posizioni di molti elettori del PD molto meglio di quanto le candidate del PD si siano dimostrate in grado di esprimere anche solo le posizioni degli elettori del proprio partito: si è quindi dimostrato un candidato più rappresentativo per la coalizione e deve giustamente andare avanti con l'appoggio convinto di tutta la coalizione. Punto.

Il fatto è che, attraverso percorsi diversi, in troppe occasioni e realtà il PD nelle primarie ha espresso candidati che sono stati sconfitti dai candidati di partiti aventi un elettorato meno numeroso ed un apparato meno strutturato per poter considerare anche Genova un caso fortuito. 

Oltre a Doria, i casi di Vendola, Pisapia, Zedda, e persino Renzi e De Magistris sono in qualche modo il segno del fatto che l'apparato del PD si aspetta che il proprio candidato venga votato come sempre perchè è del PD, mentre gli outsider vanno invece a cercare consenso puntando sui contenuti delle loro proposte politiche, aspetto che rimane sistematicamente invece troppo evanescente nelle candidature del partito di Bersani, troppo spesso frutto di compromessi correntizi che, come tali perdono la capacità di formulare una offerta politica chiara.

Bersani deve preoccuparsi molto più del fatto di non riuscire ad esprimere una linea politica convincente che di divisioni interne. Ed ha la fortuna di potervi mettere mano in una situazione in cui la generale debolezza dell'offerta politica e la possibilità di farsi trascinare da SEL (ed in misura minore dall'IDV) possono giocare a suo favore (come dimostrano i successi elettrali in Puglia, a Milano, a Cagliari,...), perchè ha degli alleati che lo stanno elettoralmente tenendo a galla e non deve fronteggiare uno schieramento avversario in grado di esprimere granchè, almeno per ora.

In questa situazione un buon leader si garantirebbe l'inizio di un ciclo politico favorevole di lungo periodo. Vediamo se Pierluigi ci stupirà dimostrando questa stoffa. Sempre che Monti, come ritengo, non decida di candidarsi alle politiche, nel qual caso temo ci sarà poca trippa per gatti, a destra come a sinistra.

Di certo gli house organs che gongolano per l'ennesima sconfitta del PD alle primarie dimostrano una lungimiranza ancor minore di quella del PD, visto che i cani sciolti della coalizione di centro sinistra hanno spesso portato a clamorose ed inaspettate sconfitte del centro destra: come dire che c'è chi ride perchè il PD prende una sberla, ma che sta per essere pestato ben benino...

Ciao

Paolo




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