Il giorno del ricordo

Buongiorno, 

in materia un anno fa scrivevo questo

Ovviamente non mi pare che le cose siano molto cambiate: il clima politico è meno incline allo scontro, per cui le contrapposizioni sono meno evidenti, ma l'approccio ideologico a quanto avvenuto rimane quello prevalente, benchè abbia meno visibilità nei giornali.

Io, di mio e ben sapendo che per molti il mio modo di vedere le cose è "riduzionista", mi meraviglio di come resti praticamente solo l'aspetto dello scontro manicheo, forse proprio perchè è passato molto tempo e gli effetti pratici ed i ricordi diretti di questi eventi sono ormai molto stemperati.

Se sei di destra devi credere che le vittime siano state decine di migliaia e tutte innocenti, visto che noi italiani eravamo lì a far del bene, da sempre.

Se sei di sinistra invece devi credere che non sia successo niente, e quel poco che potrebbe esser successo era in fondo abbastanza meritato. 

Il tutto ignorando di proposito che c'era in corso una guerra in cui c'era chi infoibava e chi faceva morire per fame nei lager, chi ammazzava negli agguati e chi bruciava i villaggi (con dentro gli abitanti), chi stuprava e chi torturava, chi ammazzava solo perchè perchè eri italiano e chi ammazzava solo perchè eri slavo. E che quasi sempre tutte queste cose sono state fatte un po' da tutti.

Molto banalmente il vero ricordo che sarebbe utile avere, ancor più di quello delle vittime, è quello di come uno scontro etnico e/o politico radicale non porti nulla di buono, ma è difficile ammettere che il proprio popolo o la propria parte politica (o quella che ci è più simpatica) non siano poi sempre stati dei santi.

Ciao

Paolo

8 commenti:

PaoloVE ha detto...

...dimenticavo un pezzo, rivolto a tutti quelli che si ostinano a far paralleli ed antitesi tra foibe e Shoà: se non riuscite nemmeno a capire che in un caso c'è un contesto in cui due parti si massacrarono vicendevolmente nell'altro un massacro a senso unico almeno state zitti.

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

Bel post, come l'anno scorso.

T.

Lorenzo ha detto...

Caro Paolo, non sono d’accordo con il tuo post, nel quale rilevo almeno un punto debole: ho l’impressione (forse sbagliata) di una conoscenza dei fatti non di prima mano, ma riflesso dell’annosa polemica, fortemente connotata dal punto di vista ideologico.
I fatti che emergono dalle numerosissime fonti e dalla voce degli (ormai sempre meno numerosi) testimoni diretti, portano in una direzione diversa. La stragrande parte delle vittime erano davvero innocenti, la loro unica colpa era quella di essere italiani.
Le azioni dei partigiani di Tito non erano dettate da un momento di follia cieca montata sul risentimento, ma erano conseguenza di una fredda politica di pulizia etnica, che portò subito all’annessione territoriale e, nei decenni successivi, all’estromissione della millenaria componente etnica italiana ed alla sua sostituzione fisica con popolazioni slave fatte venire dall’interno.
Neppure lo stato di guerra può essere invocato. Gli infoibamenti continuarono anche negli anni successivi alla fine della guerra.
Decenni e decenni dopo, non è stato possibile per gli italiani scampati né tornare nelle loro terre, né rientrare in possesso dei loro averi. Non parliamo di azioni di pentimento e riconciliazione.
Il tutto coperto (duole dirlo) dalla connivenza di una sinistra italiana che per lustri ha di fatto agito, in nome di un presunto internazionalismo, come quinta colonna del panslavismo di marca più o meno sovietica (storico il quasi-compiacimento di Togliatti che nel 1946 si reca a Belgrado: “Desideravo da tempo recarmi dal Maresciallo Tito per esprimergli la nostra schietta e profonda ammirazione...”).
Il tutto è ampiamente documentato, ma non vorrei finire per scrivere una tesi di laurea…

Il parallelismo con la shoah e con il massacro degli Armeni ci sta, eccome!

Ciao!

Lorenzo

PaoloVE ha detto...

@ Lorenzo:

non ho conoscenza diretta dei fatti: sono nato dopo la loro conclusione e non ho mai vissuto nè in Istria, nè in Dalmazia nè in Slovenia.

Quello che so mi è giunto attraverso alcune (poche) testimonianze dirette o attraverso letture scelte tra quelle di indirizzi politici diversi.

Come la maggior parte delle vittime della II guerra mondiale e delle guerre successive la maggior parte delle vittime italiane erano civili, quindi innocenti. Ed erano uccise essenzialmente perchè italiane, come normalmente i civili vengono ammazzati perchè della nazione (o parte) sbagliata, anche se non usano le armi.

Resto però dell'opinione che sia stato un fenomeno legato al contesto bellico: gli italiani erano invasori, e furono altrettanto feroci ed altrettanto poco selettivi nella loro dominazione di quelle terre (anche gli italiani uccidevano civili slavi in quanto slavi). E non esiste guerra che non si trascini di fatto oltre la firma della pace.

Ciò non giustifica quanto successo, ma in una certa misura lo spiega.

E, no, il parallelo con la Shoà non ci sta.

L'enorme differenza sta nel fatto che ai gli ebrei oppressero e sterminarono i tedeschi. O meglio, si ipotizza che questo sia avvenuto in misura limitatissima solo verso la fine del conflitto da parte di esponenti della brigata ebraica nel corso dell'operazione Nakam.

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

@Lorenzo.

Mi pare che Armeni e Ebrei non avessero, negli anni precedenti al loro sterminio instaurato un regime dittatoriale che aveva imposto con la forza il suo dominio su territori e popoli stranieri.

Per questo il parallelo con la Shoah è un po' forzato, non ti pare?

Questo non per dire che ci sia una parte "giusta" in questa brutta storia o per giustificare le ambiguità che hanno caratterizzato il giudizio su di essa. Solo per dare proporzioni corrette a eventi storici diversi.

Ciao

T.

Lorenzo ha detto...

Devo dirmi pacatamente in disaccordo: gli italiani di Istria e Dalmazia non erano invasori, ma autoctoni, e, quella italiana, la cultura dominante per moltissimo tempo in quelle regioni (basta visitarle ancor oggi per rendersene concretamente conto), in un quadro di sostanziale armonia fra le diverse etnie garantita, prima, dalla Repubblica di Venezia e, poi, dall’Impero Austro Ungarico.
Semmai furono gli Jugoslavi di Tito a invaderle e sottoporle a pulizia etnica fino ad un’assimilazione ormai pressoché completa.
Se il parallelo con l’Olocausto non è giustificato, lo è solo nella misura in cui la motivazione non era una questione di “purezza della razza”, ma “solo” di giustificare un’annessione territoriale e l’esproprio delle proprietà. Il ché rende comunque il caso del tutto assimilabile alla questione Armena, sulla quale, a dire il vero, il governo turco ha sempre avanzato in realtà giustificazioni proprio del tipo indicato (dalla cobelligeranza con la Russia all’attività delle famigerate e fameliche “bande armene” e così via).
La verità resta quella di una straziante tragedia per la gente che ha vissuto sulla propria pelle tali violenze, resa ancor più amara dall’atteggiamento “riduzionista” dei propri stessi compatrioti.

Ciao!

L.

PaoloVE ha detto...

@ Lorenzo:

il quadro di civile convivenza che descrivi, sempre in quei luoghi sia effettivamente esistito come viene raccontato da alcuni, venne interrotto dopo il primo dopoguerra e con il fascismo, quando purtroppo l'Italia impose leggi che reprimevano usi, costumi, lingua e cultura slavi (a differenza di quanto fece Franz Josef), forzò una pesante italianizzazione del territorio e, con il passare del tempo e l'entrata in guerra, giunse ad applicare politiche di pulizia etnica anti slava col corollario di villaggi bruciati, deportazioni e lager dove si moriva di fame e stenti.

Il tutto purtroppo è ampiamente documentato anche da documenti ufficiali degli alti gradi del NOSTRO esercito, non solo dalla storia come scritta dai vincitori.

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

@Lorenzo

La convivenza pacifica finisce con il fascismo.

Senz'altro si è poi sfruttato il sentimento di vendetta per andare ben al di là di un "regolamento di conti".

Il parallelo con l'Olocausto non sta in piedi perché quest'ultimo non può essere definito una reazione pur sproporzionata a soprusi e violenze.

Far passare i civili italiani come vittime è possibile, far passare l'Italia come vittima non lo è.

Saluti

T.