Anche Adam Smith non si sente bene.

Buongiorno,

al mio post di ieri il coraggioso MS, subornato da Oscar Giannino e dalla pervasiva e martellante ideologia turboliberista contrappone ben altra visione su come non sia Keynes il riferimento che possa aiutarci ad uscire dalla crisi, bensì Adam Smith ed eventualmente i suoi successori.

Visione i cui elementi sono esposti nel prosieguo del post.







Un piccolo excursus per comprendere la natura della crisi

Torniamo indietro di qualche tempo. Nel 2007-2008 si e' avuta la grave crisi finanziaria statunitense che noi tutti conosciamo, crisi che in Italia si e' sentita solo marginalmente. In ogni caso essa ha generato una recessione mondiale tra il 2008-2009, contagio principalmente derivatane dalla dipendenza crescente dell'economia moderna dall'export.

Tale recessione implico' una riduzione dell'attivita' economica specialmente nelle Americhe e in Europa. Riducendo il nostro focus all'Europa (ma con facile allargamento al mondo), la crisi ha avuto effetti negativi in modalita' classica, quindi nell'immediato un aumento della disoccupazione con effetti di riduzione della spesa delle famiglie.

Per citare una grandezza significativa, la riduzione di PIL delle maggiori economie europee e' stata importante: Regno Unito -2.8%, Germania -2.3%, Italia e Spagna -2%, Francia -1.8%. Nonostante le grandezze siano simili, l'incidenza negativa e' diversa tra i diversi Paesi, specialmente considerando la salute dell'economia nazionale, in particolar modo considerando la quota di indebitamento.
 
La crisi greca e la risposta europea

Inizialmente era sottovalutata, ma nel 2009 il deficit di bilancio supero' il 12% del PIL e il buco di bilancio nascosto dal governo appena uscito mando' in crisi la credibilita' greca, in particolare fu ripetutamente declassata l'affidabilita' del debito nazionale (il termine associato ai titoli emessi e' junk bond).

La ripercussione in Europa fu immediata, soprattutto divenne caso di studio la tenuta monetaria dell'euro. Per la prima volta dalla sua nascita, si stanzio' un fondo europeo di 750 miliardi e si diede la direttiva alla BCE di acquistare titoli di stato. Di fianco la Grecia, altre nazioni europee hanno evidenziato ed evidenziano gravi situazioni di crisi, in particolare Irlanda e Portogallo (vi ricordate la vecchia sigla PIGS?). Discorso diverso andrebbe fatto per la Spagna che ha un debito pubblico inferiore[1]. I tempi sono maturi per trattare il tema complesso dell'Italia.
 
La crisi italiana

Nel panorama desolante della crisi Europea, l'economia italiana desta particolari preoccupazioni soprattutto in relazione sia alla sua situazione che definirei storica di enorme indebitamento, sia in relazione alla sua grossa mole (tra i Paesi in crisi e' quello con il PIL maggiore). A margine ma non meno importante, vi e' una importante ammonizione politica che, indipendentemente da letture faziose, si e' risolta con nomina di governo tecnico suggerito dagli osservatori europei e dagli investitori[2], infine auspicato dal Consiglio europeo. Non essendoci un Governo europeo, per comprendere l'ingerenza estera e' sufficiente osservare (tra le altre concause) l'inesistente crescita economica dell'ultimo decennio, in antitesi alla media europea.

Utilizzando una metafora nautica, il nuovo Governo ha il compito arduo di eliminare la zavorra, potenziare il motore, aggiustare la rotta e definire le regole per nominare il prossimo capitano. Inoltre, ha il vincolo temporale di terminare questo compito entro la legislatura.
Analizziamo con maggiore dettaglio quest'ultimo passaggio..
 
La ricetta
 
Accennavo ai compiti che questo Governo transitorio dovra' portare a termine. In termini economici le azioni da svolgere le scegliera' principalmente tra: 

- riduzione della spesa pubblica e/o aumento del prelievo fiscale;
- crescita economica.

Essendo di immediata comprensione non li analizzero', ma mi preme sottolineare l'interconnessione tra le azioni nel breve/medio periodo.

In particolare, scegliendo ad esempio di ridurre la spesa pubblica inevitabilmente si creera' una depressione nell'economia. E' essenziale che il Governo moduli il proprio intervento in maniera da conferire impulsi di crescita ed efficienza. L'aspetto che mi preme evidenziare e' la modifica radicale dell'azione di Governo. Esso dovra' introdurre meccanismi di taglio sugli sprechi e ridistribuzione del prelievo fiscale, tutto condito con impulsi di crescita.
 
La mia ricetta

Ricetta a base di tagli
Personalmente auspico tagli massicci in maniera oculata. Tale requisito e' stato spesso disatteso, ma abbiamo gia' visto nel recente passato che i tagli indiscriminati creano difficolta' maggiori del necessario. Inoltre, solo una politica attenta potrebbe creare il presupposto di efficienza, le cui evidenze sono necessarie al popolo per affrontare un periodo difficile con maggiore serenita'. Inoltre, la crescita economica e' da troppo tempo dimenticata (si veda qui e poi qui). Sono indispensabili provvedimenti immediati specialmente rivolti ad incrementare l'occupazione. E non si pensi minimamente ad incentivare il precariato. Abbiamo gia' vissuto e stiamo vivendo gli effetti dell'abominio contrattuale, e quindi questi lavoratori sono da riassorbire nel tessuto, non incrementati nel numero.

Una interessante soluzione sono le tanto citate e quasi mai effettuate liberalizzazioni. Spesso sono a costo zero e determinerebbero un rapido effetto positivo. Purtroppo spesso la politica, bloccata da accordi di casta, non liberalizza nulla, al massimo qualche intervento minore nelle classi inferiori. Risultato: un gran polverone e un nulla di fatto.
 
L'evoluzione auspicata

Come accennato precedentemente, eventuali tagli massici alla spesa pubblica deprimono l'economia se e solo se le risorse create rimangono inutilizzate. Nel caso italiano le risorse non si creano direttamente perche' il risparmio serve a coprire il debito pregresso.

Ma la quota di debito pubblico coperta permette l'abbassamento del prelievo fiscale, ed il mancato prelievo fiscale puo' essere reinvestito. Come segnalava il buon Paolo, comportamento tipico del risparmiatore sfiduciato in momenti di crisi e' il non reinvestire il risparmio in attivita' produttive, ma in finanza o beni di lusso. E' pertanto importante che lo Stato reinvesta parte del risparmio in servizi e attivita' che creino valore per il risparmiatore e, nel contempo, renda meno appetibili investimenti finanziari.

Senza fare calcoli la butto li', potrebbe:
- abbassare l'IVA ordinaria al 18%
- aumentare quella relativa all'acquisto dei beni di lusso al 25%;
- aumentare il prelievo fiscale sulle rendite finanziarie.

Fiducia verso il futuro

Nonostante la classe politica si sia dimostrata storicamente sorda rispetto ai richiami nazionali, internazionali ed intercontinentali, mi pare si stia delineando una nuova dinamica politico/sociale.
Sono certo che non punti ancora nella corretta direzione, pero' sono convinto che abbiamo oramai superato la soglia di tossicita' consentita nelle decisioni politiche, per cui la naturale evoluzione sara' un'inversione di tendenza. Ammetto che i segnali da me recepiti non sono tutti positivi, ma sono ragionevolmente fiducioso verso la nuova rotta intrapresa.
 
Ciao
 
MS




Note:
[1]  -> il debito pubblico rispetto al PIL dei Paesi nella sigla e': ~145% Grecia, ~120% Italia, 100% Irlanda, 80% Portogallo, 60% Spagna
[2] -> leggere come andamento borsistico e agenzia di rating

11 commenti:

x ha detto...

Anche il premio Nobel Krugman, citando nel suo pezzo di oggi su REPU le parole di JMK:

“Il momento giusto per l´austerità al Tesoro è l´espansione, non la recessione”
Tagliare la spesa pubblica in un´economia depressa deprime ancor più l´economia.

Per l´austerità si dovrebbe attendere che sia già ben in corso una forte ripresa.

Purtroppo, alla fine del 2010 e all´inizio del 2011, le autorità e i politici di buona parte del mondo occidentale hanno creduto di sapere il fatto loro, di doversi concentrare sui deficit e non sull´occupazione, quantunque le loro economie avessero a stento iniziato a riprendersi dalla depressione che aveva fatto seguito alla crisi finanziaria. E seguendo questo principio anti-keynesiano ancora una volta hanno dimostrato che Keynes aveva ragione.

La conclusione di tutto ciò è che il 2011 è stato l´anno nel quale la nostra élite politica è rimasta ossessionata dai deficit a breve termine, che non sono un problema reale, e così facendo ha invece inasprito notevolmente i veri problemi, che sono un´economia depressa e la disoccupazione di massa.
La buona notizia, per quel che vale, è che il presidente Barack Obama finalmente si è deciso nuovamente a contrastare l´austerità precipitosa e pare essere in procinto di vincere questa battaglia politica. Forse, in uno di questi prossimi anni, potremmo davvero finire col recepire il consiglio di Keynes, tanto valido oggi quanto lo era 75 anni fa.

Pale ha detto...

Ho gia' commentato il post precedente di Paolo e mi trovo sostanzialmente d'accordo con MS.

Per chi si vuol divertire un po', propongo un contributo multimediale a tono con la discussione proposta da Paolo e MS:

Hayek vs. Keynes Rap Anthem

MS ha detto...

Ci sono pochi dubbi che il momento giusto sia l'espansione di un'economia.
Pero' nelle economie nazionali ci sono altri parametri che non possono essere dimenticati quali debito pubblico e bilancia commerciale.
Ricordano che in Italia tutti e tre i parametri vanno di male in peggio, che si fa? Aspettiamo la ripresa economica?
Suggerisco di lavorare su piu' fronti e quindi:
- sul debito tagliando le spese;
- sugli altri attraverso le liberalizzazioni.

Riallacciandomi ad un tuo commento di ieri, l'ultimo governo italiano che io ricordi abbia invertito "temporaneamente" l'andamento tendenziale del debito fu quello di Prodi. Nutro speranze su quello di Monti.

MS

PaoloVE ha detto...

@ Francesca e Pale:

aspettate il LUNGO botta i risposta tra me ed MS che sarà pubblicato domani: ci siamo divertiti ed abbiamo avuto modo di chiarire ulteriormente meglio le idee e confrontarci sulle possibili obiezioni sino allo sfinimento...

Ciao

Paolo

Pale ha detto...

@ Paolo e MS

Non vedo l'ora di gustare il bocconcino di domani, allora!!

MS ha detto...

@Pale:
Non voglio anticipare nulla, ma ammetto di non esserci andato troppo duro... sono ospite :-)

x ha detto...

@ Pale

davvero grazie per il divertentissimo contributo.
E anche ottimo esercizio di ascolto!

@ MS

Tagliare per tagliare.... non sarebbe piu' produttivo scovare ed eliminare gli sprechi che si annidano nei servizi pubblici, anche motivando e stimolando i dipendenti sin dal primo livello di responsabilità ad un maggiore senso del dovere e quindi autocontrollo?
Per non parlare della lotta strenua alla corruzione e malaffare che si ingoia ogni anno almeno 60 miliardi e punti di PIL...
Comunque il grosso problema è e rimane il lavoro nel nostro Paese.... come anche in Spagna del resto.
Mentre in Germania, grazie soprattutto all'export del settore automotive e al buon andamento dell'industria delle costruzioni, hanno raggiunto percentuali di disoccupazione a dicembre del 6,8%, il tasso piu' basso dalla riunificazione.....
Tocca riflettere sul concetto di Europa a due velocità.....

MS ha detto...

@Francesca:

ne parliamo domani, con il prossimo post :-)

Pale ha detto...

@ Francesca

"non sarebbe piu' produttivo scovare ed eliminare gli sprechi che si annidano nei servizi pubblici, anche motivando e stimolando i dipendenti sin dal primo livello di responsabilità ad un maggiore senso del dovere e quindi autocontrollo?"

Concordo, ma quale ricetta suggerisci per motivare e responsabilizzare?

Pale

x ha detto...

Ciascuno dei dipendenti pubblici deve capire che chi si approfitta di un vantaggio non spettantegli è un danno per l'intera comunità che sta alle regole e ritira solo il dovuto.

So che puo' sembrare ingenuo ma davvero invitare ad aprire gli occhi e pensare che lo Stato siamo tutti.
Sensibilizzare sugli aspetti etici, sul fatto che togliere lo sguardo, fare spallucce, significa comunque essere complici di un illecito.

Per quanti dei casi qui descritti c'è qualcuno che sa e tace?

http://www.pdtrennogallaratese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2149:da-corrriere-della-serasprechi-nella-pa&catid=46:vostreemailcat&Itemid=68

PaoloVE ha detto...

@ Pale e Francesca:

magari bastasse l'appello al senso civico.

Però credo che in fondo non sarebbe così difficile.

L'impressione è che sinora si siano progressivamente appesantite senza costrutto le leggi che regolamentano l'operato di chi lavora nella PA, senza in realtà preoccuparsi di farle realmente applicare, col risultato di complicare alla follia il lavoro di chi cerca di rispettare le regole, mentre chi non l'ha mai fatto ha continuato a sbattersene impunemente.

Il tutto nel più perfetto spirito delle grida manzoniane...

Quindi poche regole semplici ed applicabili, ma che vengano fatte rispettare a chi normalmente se ne frega sarebbe probabilmente una ricetta migliore.

Ciao

Paolo