Etica bancaria: il gioco delle tre carte

Buongiorno,

Filippo Penati
E' inaudito l'accanimento giudiziario (verrebbe da dire al limite dell'eversione) che sta portando in questo periodo la magistratura politicizzata a colpire con una serie di indagini ad orologeria gli esponenti politici di una sola parte.

E' infatti innegabile che le "Toghe Nere", vera patologia cancerosa dello Stato, stiano abusando del loro potere per condurre operazioni liberticide ed antidemocratiche volte ad impedire all'opposizione di approfittare della attuale momentanea leggera debolezza del governo: non è un caso che in brevissimo tempo siano stati indagati, con relativa propalazione di notizie volte a screditare gli stessi ed il loro partito di riferimento, Penati, Profumo, D'Alema,..., ed è anche innegabile che è assolutamente criminale e da stato di polizia fiscale il fatto che dei magistrati interferiscano con la libertà degli operatori finanziari,...

Vi faccio un ipotetico esempio, ovviamente molto semplificistico e rozzo, se no non sareste su Acutocomeunapalla.

Puzza, il banchiere
Prendete ipoteticamente un banchiere italiano, chimiamolo Puzza.

Puzza si rende conto del fatto che le operazione A e B in Italia sono soggette a tassazioni molto diverse tra loro, diciamo del 10% nel primo caso, del 20% nel secondo. E si dice: perchè non facciamo un innocente gioco delle tre carte?

Allora trova degli ipotetici colleghi di uno Stato fiscalmente molto accomodante che formalmente eroghi per lui il servizio B assoggettando lo stesso alla fiscalità locale (diciamo che ci paghiamo su un 1%?). E perchè i colleghi fiscalmente simpatici eroghino il servizio per conto suo, sapete cosa fa? li remunera attraverso una operazione A, tassata quindi al 10%.

Il risultato netto dell'ipotetica operazione di Puzza è che, attraverso il gioco delle tre carte, ai clienti viene erogato B, al fisco viene pagato A, lui si risparmia il 9% di tasse, lo Stato perde il 9% di tasse. Nessun rischio, nessuna produzione di valore, nessun servizio aggiunto. Solo "risparmio fiscale" derivante dall'intelligente uso della finanza creativa.

Carta vince, banco perde. Rien va plus.

Poichè la cosa così è un po' troppo chiara e vagamente antipatica, benchè apparentemente legale secondo quanto dichiarava lo studio fiscale in cui lavora part time (cioè quando non è al governo) un celebevvimo vagionieve, magari Puzza ci aggiunge qualche passaggio interbancario in più ed un po' di fuffa amministrativa e burocratica e, voilà, il gioco è fatto: rimane da dare un nome a questa operazione. Diciamo che Puzza decide di chiamarla (ipoteticamente, sia ben chiaro) BrUntUs e così ha anche tolto un po' di quella patina antipatica che l'operazione aveva. 

Ecco, l'operazione risparmio fiscale e simpatia è completata. E, ipoteticamente, potrebbe non essere una operazione da poco: per le banche italiane di maggiori dimensioni il giochetto potrebbe valere qualche centinaio di milioni...

A parte l'ironia iniziale su corsi e ricorsi della politica, vi chiedo ancora: Salvare le banche?

Ciao

Paolo

2 commenti:

renzo ha detto...

@Paolo

E' un pezzo che volevo personalmente ringraziarti per i tuoi post didattici del tipo "Economy for dummies", hai la capacità di chiarire aspetti prima assolutamente oscuri (almeno al sottoscritto).
Guarda che li considero veramente importanti, per il semplice fatto che riesco a farmi un'opinione DOPO aver capito bene e approfondito per quanto possibile l'argomento.
Credo che in giro ci sia troppa gente che parla senza conoscere le cose.

PS: mica montarti la testa adesso :)

PaoloVE ha detto...

@ renzo:

Grazie! Montarmi la testa? Moi? non, jamais! Ho un ego già abbastanza tronfio!

Come tutti i post anche quelli di economia servono innanzitutto a me per chiarirmi le idee. Come tali sono pensieri sparsi di un dummy, piuttosto che Economy for dummies...

Ciao

Paolo