Il calzolaio di Teramo: piccola storia apocalittica

Buongiorno,

la notizia del giorno è una piccola storia qualsiasi, apocalittica quanto basta, infatti non sta in prima pagina, anzi, compare su un solo quotidiano: un ventisettenne di Teramo, Marco Grazietti, ha aperto un calzoleria.

Precedentemente aveva svolto altri lavori più o meno precari, più o meno remunerati e più o meno di soddisfazione, ma adesso è un piccolo imprenditore, un artigiano, che ha una sua attività in centro a Teramo, cui auguro soddisfazioni e successi. Il fatto che sappia riparare scarponi da montagna è indice di capacità tecnica e di spirito di iniziativa: per esperienza personale posso garantirvi che sono pochi i calzolai capaci di farlo, pochissimi quelli bravi.

Da quanto sembra di capire dal curriculum non si tratta di una persona che aspetta che gli cada addosso la manna dal cielo: ha fatto il meccanico, il pizzaiolo, il trasportatore, ed altro per mantenersi agli studi.


Perchè si è anche laureato in Biotecnologie con 108 su 110, ed ha trovato il tempo di inviare un bel po' di curriculum a destra e a manca, senza risultati. Molti di noi ci sono passati attraverso, per cui è facile immaginarsi gli esiti: pochissimi rispondono, qualche proposta di stage, "Lei è troppo skillato (!) per la nostra Azienda", "Preferiremmo qualcuno di Milano, se no alla prima occasione lei se ne va...", "A noi serve un giovane neolaureato con esperienza (!)...", "No, era meglio se inviava il curriculum via posta, sa, non sempre riusciamo a leggere le email" : la solita tiritera che maschera il fatto che la maggior parte delle aziende italiane non investe in professionalità di rilievo, urla che le mancano gli ingegneri, ma non li paga più di mille euro, perchè, in fondo, a decidere rimane solo il paròn, l'unico in ditta a capire qualcosa, purchè gliela si spieghi in dialetto.
A lui certe cose non succederebbero

Non fraintendetemi, forse mi sbaglio, ma non provo alcun dispiacere per il neo calzolaio. Mi pare che, per come viene descritto, si possa pensare che abbia le capacità e la voglia per portare la sua attività al successo e realizzarsi pienamente. Perchè è evidente che non è nè figlio, nè parente, nè amico di qualcuno di importante e quindi per lui un certo tipo di ruoli professionali significano l'emigrazione, cosa che per qualcuno può essere inaccettabile dal punto di vista della gestione delle proprie relazioni umane.

Ho pena invece per una Italia che che spreca le risorse proprie e la vita dei propri giovani, negando a questi la possibilità di mettere a frutto il proprio impegno e le proprie migliori capacità dopo averli illusi che delle loro competenze c'è bisogno e che il loro impegno sarebbe stato ripagato.

In Italia nella stragrande maggioranza dei casi il titolo di dottore in Biotecnologie ti serve se il papà ha la dittarella che rivende siringhe, garze, cerotti e protesi, per gettare un po' di fumo negli occhi. Ma, nella stragrande maggioranza di quei casi non si è in presenza di persone che si affannano a fare lavoretti per pagarsi gli studi. Agli altri normalmente rimane l'estero o un lavoro precario sottopagato e sottoqualificato.

La nostra è l'Italia che forma un laureato in Biotecnologie, ma non riesce (non ci prova nemmeno) a metterne a frutto le capacità. E non perchè gli manchino le competenze (il voto di laurea lo smentisce) o la voglia di lavorare (io non sarei riuscito a mantenermi agli studi come ha fatto lui), nè evidentemente lo spirito di iniziativa: in questo caso, come capita sempre più spesso ai giovani italiani, a mancare sono state le opportunità.
 
Roche non è italiana
Marco Grazietti magari diventerà ricco sfondato grazie alla sua nuova attività, magari fonderà "Shoe care" un franchising multinazionale della manutenzione della scarpa con pretonazione on line / mobile e servizi  ad alto valore aggiunto al cliente e magari non avrebbe avuto le stesse soddisfazioni economiche lavorando come Biotecnologo, ma è assolutamente evidente che all'Italia avrebbe potuto dare molto di più come esperto in un settore avanzato che come calzolaio.

Ma all'Italia non interessa nè Marco Grazietti, nè i suoi coetanei, nè quelli più giovani di lui. All'Italia non interessa il futuro: importa solo continuare a fare quello che si è sempre fatto (mentre gli altri innovano per garantire a tutti di mantenere il benessere), in modo da mantenere le rendite solo a chi ha ottenuto una posizione di minimo rilievo in un altro tempo ed in un'altra realtà e che adesso è inadeguato a mantenerla nella realtà del giorno d'oggi.

Quando dico questo non lo dico solo per uno sfogo, ma perchè in questi giorni a conferma di ciò è stata sottoposta al Presidente della Camera Fini (che l'ha giustamente rigettata) una proposta di legge che, mentre si tagliano investimenti per favorire start up, istruzione e ricerca (cioè le basi del futuro), cercava di sottrarre i manager pubblici alle responsabilità dei loro errori (cioè gli errori del passato) in modo da permettere loro di continuare a vivere agiatamente sulle spalle di quelli cui sono richiesti i sacrifici e cui viene cancellato un futuro migliore.

In questi due esempi c'è la quintessenza della meritocrazia italiana e la spiegazione della nostra decadenza: Marco Grazietti probabilmente ha fatto bene ad aprire la sua attività, ma, da Italiani, c'è da esserne molto tristi.

Negli stati arabi un fenomeno simile è una delle componenti alle base delle rivolte, ma da noi, purtroppo, la percentuale di giovani rispetto alla popolazione è molto più bassa e, per fortuna, le condizioni di vita non sono ancora così disperate. Ma è evidente che, se si resta su questa strada, non durerà.

Ciao

Paolo
E voi, che avreste fatto se aveste previsto tutto questo?

26 commenti:

Michele R. ha detto...

qualche tempo fa portai a riparare delle scarpe al calzolaio del paese. Dopo qualche giorno andai a ritirarle e mi chiese 3 (tre) euro per la riparazione. Io, con mia moglie contraria perché riteneva che il calzolaio si potesse offendere, gliene diedi 10 perché non lo ritenevo un prezzo congruo. Quel calzolaio ha chiuso bottega.

PS leggetevi il buongiorno di Gramellini, dice che non si sa se ridere o piangere. Io dico che c'è da piangere.

Michele R. ha detto...

naturalmente fece un ottimo lavoro.

Mi sono accorto dopo che c'è il bottone "leggi ancora" e quindi ho finito di leggere il post solo ora. Sono d'accordo con le tue osservazioni, il problema sono i nostri politici che si riempiono la bocca con la parola MERITOCRAZIA, ma poi candidano gente come "il trota" perché figlio di...., oppure abbiamo ministri come la Gelmini che per avere l'abilitazione per esercitare la professione da avvocato é scesa a RC, oltretutto girava voce che è entrata in politica perché figlia del giardinere di B.
Un paese in mano a nani e ballerine.

F®Ømß°£ ha detto...

Buongiorno,

trovo molto azzeccata questa frase: "All'Italia non interessa il futuro: importa solo continuare a fare quello che si è sempre fatto [..], in modo da mantenere le rendite solo a chi ha ottenuto una posizione di minimo rilievo in un altro tempo ed in un'altra realtà e che adesso è inadeguato a mantenerla nella realtà del giorno d'oggi."

Mi vengono in mente il 90% dei paroni Veneti con cui ho avuto a che fare. Arricchiti quando con due lamiere e un compressore facevi tutto e a cui è stato permesso di rimanere lì.

Esiste però un'altra faccia della medaglia di cui finora ho sentito parlare solo dai reazionari (à la Cruciani quando lo ascoltavo): se il mercato del lavoro è questo, perché tante persone scelgono corsi di laurea senza sbocchi o prolungano fino ai 30 anni la permanenza in università con dottorati et similia pur senza avere l'intenzione di andare all'estero?

Credo che una responsabilità sia nell'università stessa che, almeno quando l'ho frequentata io, era completamente scollegata dal vero mondo del lavoro.

Saluti

T.

PaoloVE ha detto...

@ Tommaso:

sicuramente l'Uni è ancora molto scollegata dal mondo del lavoro e, per gli attuali meccanismi di finanziamento, è portata a promuoversi, invogliando la gente ad iscriversi.

Ogni due per tre sentiamo affermare che all'Italia servono migliaia di ingegneri, geologi, statistici, fisici, con il risultato di convincere chi si pone il problema di studiare che troverà un mercato. Basterebbe dire onestamente che si preferirà però farne a meno, rinunciando ad essere un paese all'avanguardia.

Ma questo è un tassello di un paese che fa Harakiri: per foraggiare i soliti vecchi baroni universitari e nella speranza di garantire alle aziende mano d'opera specializzata a basso costo ti invita ad iscriverti assicurandoti che il lavoro c'è.

In realtà la manodopera specializzata, i quadri ed i dirigenti servirebbero unicamente in un contesto economico sociale ed imprenditoriale diverso.

Piuttosto che sprecare risorse e vite in questo modo sarebbe meglio introdurre numeri chiusi realistici, in modo che chi ce la fa abbia remunerazioni adeguate e non sia invogliato ad andarsene all'estero dopo che si è pagato per la sua formazione.

Ciao

Paolo

x ha detto...

Pare che dal mondo delle arti e professioni si levi un grido di allarme inascoltato!

Mancano migliaia e migliaia di:

panificatori e personale di cucina
posatori di pavimenti e serramentisti
idraulici ed elettricisti
manovali e carpentieri
personale per sartorie
etc.

in compenso di sono cumuli di macerie ovunque che nessuna volontà politica intende rimuovere!

Urge nuovo impulso alla scuola professionale e stages di apprendistato in aziende!

Ma con la classe dirigente che abbiamo che speranze ci sono per questo povero Paese?

Anonimo ha detto...

il ragazzo ha una laurea di 2 anni in biotecnologia della riproduzione animale; qui il problema non è la nazione Italia, che non sfrutta le risorse umane, ma l'effettiva difficile collocazione di suddetta laurea... cmq auguro ogni bene a Marco che è persona in gamba!

PaoloVE ha detto...

@ pao:

all'Università di Teramo vedo che ci sono sia Biotecnologie (triennale) che Biotecnologie della riproduzione animale (magistrale), ma, dagli argomenti trattati nella tesi secondo il Corsera (analisi di molecole implicate in patologie tumorali, infertilità, dolori cronici e disturbi dell'alimentazione), sembrerebbe trattarsi della prima. Poi magari sbaglio.

Comunque per me rimane un problema del sistema Italia: qui rimane pressochè impossibile trovare una occupazione coerente, altrove anche con queste discipline fanno soldi.

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

@Paolo,

concordo con te. Il numero chiuso dovrebbe essere ovunque. Numero chiuso vero, senza i mille ricorsi possibili oggi per cui se non entri dalla porta lo fai dalla finestra.

Naturalmente non si farà mai, perché ormai la laurea è considerata un diritto di tutti e quindi non vale niente per nessuno.

Saluti

Tommaso, che se sapeva faceva il barista o il giornalaio.

Anonimo ha detto...

@PaoloVE

fidati ho ragione io...
che l'Italia ci sono problemi di investimento sulla ricerca è fuori di dubbio, ma prendere a pretesto questa storia secondo me è sbaglaito. Purtroppo spesso i giornali non riportano le cose "per bene". Ho potuto verificare e sperimentare, anche sulla mia pelle, questa cosa.

MS ha detto...

Mi sento molto in linea con questo post. In particolare ritengo che il sistema Italia stia fallendo, e la colpa e' soprattutto di quelli come me che possiedono un bagaglio tecnico notevole e si accontentano di una paga misera.

Per quanto riguarda la distanza tra universita' e lavoro cui si accennava, ritengo che in settori ingegneristici l'avvicinamento sia molto pericoloso.

Saluti,
MS

PaoloVE ha detto...

@ pao:

l'unica informazione diretta che ho (il sito dell'università di Teramo http://www.unite.it/UniTE/Engine/RAServePG.php/P/97731UTE0412 ) mi dice che non si è fatto solo due anni di Unversità, ma almeno tre (Biotecnologie) o cinque (Biotecnologie della riproduzione è una laurea magistrale, quindi la consegui dopo 3 + 2 anni), e non solo di due (mi sono perso un po' di riforme, ma non mi risultano esistere lauree biennali).

Scopri le tue carte: perchè dovrei fidarmi di te? ;-)

Ciao

Paolo

mariolino ha detto...

Parte prima:
Non perché il post di Paolo non sia interessante, anzi, ma....l’avete sentito il discorso di Berlusconi a Lampedusa?
Obiettivamente molto abile.
I punti salienti:
Arriveranno navi passeggeri dalla capienza di 10.000 posti l’una, che in 48-60 ore porteranno via dall’isola i “clandestini” (così li ha chiamati, invece che “migranti”).
Una nave stazionerà sempre nel porto dell’isola per trasferire gli ulteriori “clandestini” che dovessero arrivare.
L’isola sarà ripulita a spese dello Stato.
Sarà restaurato e ripulito anche il centro immigrati presente.
L’isola sarà “rinfrescata”: saranno rifatte le strade, piantati fiori e le case saranno riverniciate.

mariolino ha detto...

Parte seconda:
I pescherecci saranno risarciti del mancato guadagno e, in accordo con Tremonti, il gasolio sarà venduto loro con forti sconti.
Con l’aiuto di Rai e Mediaset, sta per essere lanciata una “promozione alberghiera” per invogliare i turisti a tornare a villeggiare sull'isola.
Lampedusa sarà candidata a premio Nobel per la Pace.
E ultima chicca:
“Come sarà possibile vigilare perché queste promesse diventino realtà? Diventerò lampedusano anch’io”.
Berlusconi in persona, navigando su internet, ha comprato nei giorni scorsi una villa sull’isola. Farà quindi di tutto perché il degrado attuale sia eliminato
"E poi la sinistra urli pure sul conflitto di interessi"
Lui, l’unto dal Signore, facendo l'interesse proprio, farà anche quello di Lampedusa e di tutti i lampedusani. L'isola risorgerà.
Così parlo Zaratustra.

Anonimo ha detto...

@ PaoloVE

... forse posso aver detto pure io qualcosa di inesatto, però secondo me resta il problema del difficile collocamento della Laurea...

PS
sono di Teramo :P

PaoloVE ha detto...

@ pao:

"resta il problema del difficile collocamento della Laurea": per esperienza mia sono portato a pensare che il problema non sia quella laurea (non sarei entrato nel merito se fosse stata una laurea in scienze della comunicazione), ma una professionalità elevata nella realtà imprenditoriale italiana.

Il problema è che Marco sembra aver fatto sempre la cosa giusta per affermarsi e far crescere il suo paese, tranne essere al posto sbagliato, perchè proprio qui le professionalità tecniche rilevanti non sono richieste.

Per esempio, leggete questo articolo:

http://www.corriere.it/economia/trovolavoro/11_marzo_04/riboni-mille-ingegneri-clinici_8e572dd6-4643-11e0-9838-118c1ba8bdb4.shtml

sono dieci anni che rileggo le stesse cose e le stesse cifre per questa professione. Come per gli ingegneri ambientali per la gestione dell'inquinamento. Come per i geologi per le problematiche del dissesto idrogeologico. Come...

Ne servono sempre molti, ma ne vengono assunti sempre pochissimi ed a prezzi di saldo.

Sono troppe le professioni per cui, in Italia, c'è un problema di collocamento. Quelle che hanno come sbocco aziende in grado di far progredire il paese.

Ciao

Paolo

Anonimo ha detto...

@ PaoloVE

non voglio insistere, ma anche tra gli “addetti ai lavori” il dibattito è molto acceso :-)

http://forum.studenti.it/biologia/303771-ingegnere-genetico-biotecnologo.html

PaoloVE ha detto...

@ pao:

seriamente chiami addetti ai lavori persone che in alcuni casi non sanno di cosa stanno parlando?

:-(

Ciao

Paolo

Anonimo ha detto...

@ PaoloVe

:-) simpatica discussione quella del Forum, vero?

non più di tanto, infatti le virgolette e la risate erano per quello... tutto da prendere con le pinze... però il problema ricollocamento Laurea, ce l'ho sempre in testa...S

PaoloVE ha detto...

@ pao:

buon per te! Ma se accetti il mio consiglio non avventurarti in nessuna delle discipline che citavo, utilissime nella realtà, per le quali servono e serviranno grossi numeri di professionisti adesso e nel futuro e nelle quali nessuno investe da dieci anni. Sarebbe tempo perso, anche se aiuterebbero a risolvere i problemi di gestione dei rifiuti, di sicurezza in ambito ospedaliero e di sicurezza idrogeologica. Tutte cose di cui in Italia si parla molto, ma che non si vogliono affrontare.

Ciao

Paolo

Clem ha detto...

@paolo: per curiosità, pure per diventare ingegnere clinico occorre fare la scuola di specializzazione di 4 anni a 500 euro al mese come per i fisici?

PaoloVE ha detto...

@ clem:

quando ero giovane ed implume esisteva una specializzazione di due anni molto meno cara, per mia fortuna, che ho frequentato assolutamente a sproposito diventando Specialista in Ingegneria Clinica. Adesso fanno i Master di tutti i livelli che uno possa desiderare. Poichè però la professione non è istituzionalizzata chiunque con una qualunque laurea triennale in ingegneria può dirsi "ingegnere clinico" (anche in ingegneria ambientale? anche in ingegneria ambientale, perchè no!).

Insomma siamo più ingegneri patologici che clinici: è una professione che mostra chiaramente perchè gli ordini professionali servono: trovi in giro "ingegneri clinici" che farebbero fatica a distinguere una Tac da un elettrocerdiografo. Il che non è un problema, visto che gli ingegneri clinici non vengono assunti se non in dosi omeopatiche :-). Nei fatti tutti sembrano convinti che sia meglio appaltare la manutenzione a una impresa di elettricisti e non ci pensi più. Almeno fino a quando scopri che l'elettricista ha scambiato l'attacco dell'ossigeno e quello del protossido (ma puoi sempre sperare che il paziente che ha scoperto il problema si porti questo piccolo segreto nella bara)

Ciao

Paolo

Michele R. ha detto...

@Paolo,

... al limite finisce nella bara con il sorriso sulle labbra ;D

Ho trovato interessantissimo il tuo post odierno e i vari commenti. Nella mia azienda "daranno lo scivolo" verso la pensione a 300 operai e 100 impiegati stabilizzando 262 contratti part-time verticale e stagionali (mercato del lavoro sempre al ribasso!). Nel mio reparto (manutenzione) il problema è particolarmente sentito perché il personale è all'osso e ci saranno diversi "anziani" che usufruiranno della mobilità e, ad ora, non c'è alcun rimpiazzo in vista. Quello che sostenevi nel post è valido non solo per i profili ingegneristici, ma anche per quelli a basso livello. Per formare un tubista (idraulico che conosce tutti gli impianti tecnologici dello stabilimento), un'elettricista che si occupa in particolare delle cabine MT/BT (media tensione/bassa tensione) o anche un conduttore d'impianto occorre da uno a tre anni. E questo parlando con amici e conoscenti succede in tante realtà. Le aziende non investono più nella formazione del personale ma "vanno alla guerra con le scarpe di cartone".

Michele R. ha detto...

a proposito di meritocrazia:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/27/una-donna-made-in-italy-tra-i-dieci-migliori-scienziati-under-40-che-lavorano-in-usa/100484/

@Paolo
Hai ricevuto e letto i ritagli di giornale dell'espresso e de "le scienze" che ti ho inviato qualche giorno fa che erano IT con l'argomento del post?

Clem ha detto...

@Paolo: capisco. Pensa che io la scuola di fisica così com'è l'abolirei senza pensarci dall'oggi al domani sostituendola con un training obbligatorio post assunzione. Mi ricordo di questo tizio che dopo aver fatto i 4 anni e atteso invano un concorso, ha aperto un pub.
E mi hai frainteso: i 500 euro al mese (almeno lo erano l'ultima volta che ho controllato) sono quelli che LORO danno a te. Se sei fortunato e becchi quel 50% di posti che hanno la borsa. E poi una parte gliela devi ridare per pagare le tasse. Gh.

PaoloVE ha detto...

@ clem:

ho avuto a che fare con almeno un fisico che istigava anche me alla chiusura della scuola :-): in effetti nemmeno l'albo protegge sempre dall'incompetente.

Quello che citi forse è stato un po' pollo: molte ULSS non hanno una propria fisica sanitaria ma operano in convenzione con professionisti esterni. Una volta che hai il titolo puoi proporti: è meno grassa che essere strutturati ma intanto inizi ed eventualmente puoi gestire l'attività insieme al pub...

Ciao

Paolo

PaoloVE ha detto...

P.S.:

per l'ingegneria clinica pagavi le tasse e basta, le borse te le facevi venire sotto gli occhi, altro che. Frequenza e tirocinio obbligatori ma durata limitata ragionevole. In pratica niente ferie per qualche anno e ti gestivi anche lavorando...

Ciao

Paolo